Il volo della strolaga

Juan Miguel Almendro, Al polo.

Il volo della strolaga
di Maurizio Corrado

Il cielo era giallo, quando siamo tornati dal lago della strolaga. Avevo visto nuvole arrivare veloci e innalzarsi in cielo insieme a nugoli di uccelli. In silenzio, quando l’acqua è apparsa davanti ai cani, siamo scesi dalla slitta e ci siamo seduti. Pualuna continuava a canticchiare sommessamente. Papìk sembrava pensieroso. Non sapevo cosa aspettarmi. Non è successo niente. Il tempo è passato insieme alle nuvole. Il lago riposava quieto in una piccola valle, l’acqua taceva, immobile, come noi. Ho ascoltato il volo delle strolaghe. Avvertivo il suono delle piume, l’aria colmare le ali. Si appoggiano alla trasparenza per innalzarsi e volare. Come noi ci appoggiamo alla terra. Un suono ritmico, ricordava l’ansimare delle due sorelle. È tutto collegato. Quando un velo di nebbia bianca è salito dall’acqua, una strolaga mi si è posata accanto. In un balzo è arrivata sulla mia mano aperta. Sentivo le unghie delle zampe sul palmo. Era leggera. Pualuna non mi guardava più. Taceva, cercava qualcosa nella nebbia sottile. Il suo sguardo s’innalzava seguendo un volo, s’intrecciava a un altro, si perdeva in centinaia di battiti d’ali e le sue labbra tornavano a muoversi riprendendo la nenia.

… il cielo e l’aria potente mi muovono,
muovono il mio intimo,
mi hanno trascinato via,
e ora tremo di gioia.


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