Le Alci
a cura di Maurizio Corrado




Donna Alce
Il primo motivo documentato sulle Alci è un’incisione contenuta nell’Historia Mundi di Brenando da Castelmare, pubblicata a Lipsia nel maggio del 1418. Vi è raffigurata una donna, probabilmente una baccante, con corna d’Alce. In alto le corna diventano volute di fumo e mani. L’immagine è accompagnata da un breve testo in cui si narra della nascita delle Donne Alci dal fumo degli incendi dei boschi.







Donne Alci studio
Il tema ricompare in ambito scientifico in “Anatomia foeminae bizarris” di Theo Van Heydik stampata in 50 copie a Rotterdam nel 1615. Si noti come le corna della donna sdraiata siano certamente prese dal Brenando. Allo studioso fiammingo quello che interessava era capire la natura fisica delle Donne Alci, in particolare di quelle che sembravano portare zoccoli ai piedi. Heydik sostiene che alcune nascessero con zoccoli di varia natura alle estremità. 








Alci Ctonie
Eccoci a quella che è certamente l’immagine più nota delle Alci. L’autore, il norvegese Sverre Dahl, la fece nel 1618 per illustrare un libro di Rabelais che non vide mai la luce. Il debito con l’edizione di soli tre anni prima del Van Heydik è evidente. L’immagine appare come una copia di un dettaglio della precedente con l’aggiunta di un paesaggio naturale, “le Alci degli incendi dalle mille mani” qui sembrano lontane. Rimane il tema del fumo del vulcano a evocare una possibile origine ctonia delle Alci.








Portolano Hitomi
Da una collezione privata viene questo portolano pisano del XV secolo su cui Hitomi Kazuo ha disegnato nel 1787 i capelli di Tokaydo in forma di Alci. Hitomi collezionava portolani su cui disegnava.








Pseudoportolano Hitomi
Riportiamo una copia del portolano prima che Hitomi lo acquistasse. Sulla mappa pisana è riportato fedelmente il tema delle Alci. L’autore, che sia Carlos Madera Almonte il marinaio pittore o Shalom Azavei, il collezionista che aggiungeva a suo piacere dettagli alle opere, è certamente un conoscitore del tema.








Le Alci
Nel 1945 il geografo francese Jean Lavois trovò nell’archivio della Biblioteca di Lipsia una carta geografica in cui gli parve di riconoscere il motivo delle Alci a conferma di quanto da tempo sosteneva, che le Alci fossero una catena montuosa dall’aspetto insolito. La mappa era contenuta in un manoscritto del V secolo.








Dettaglio d’Alce
A conferma della sua ipotesi, il Lavois riporta questa acquaforte del 1788 in cui sarebbe raffigurato un dettaglio della città situata sulla cima dei monti Alci e che dà loro la caratteristica forma.









Alce
Visione di Alce dall’interno. L’autore, il viaggiatore polacco Joseph Korkinskij, sostiene di aver preso appunti per questa visione seduto su uno dei corni sospesi di Alce, di fianco a un bar gestito da un giapponese. Korkinskij aveva una copia della mappa di Lavois, che non arrivò a capire quale territorio ritraesse. Non rivelò mai l’esatta ubicazione di Alce, che chiamava La sospesa.


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