Ritmo
di Maurizio Corrado

La forma appartiene al tempo e il ritmo lo struttura. Il ritmo è la ripetizione dell'analogo, ritorna ciò che è fondamentale, con forme nuove. Oscillando in una ripetizione continua, il ritmo gira intorno a un centro inafferrabile con un movimento a spirale simile a quello di una corda che si avvolge intorno ad un bastone. Ritmo non come misura, ma come direzione e senso. Ritmo e ripetizione pare facciano parte delle modalità preferite dallo spirito per manifestarsi, dalla realtà per esistere, dalla materia per vivere. Leopold-Sedar sosteneva che il ritmo è l'architettura dell'essere, la dinamica interna che gli dà la forma, è la pura espressione della forza vitale. Il ritmo è lo shock che genera la vibrazione, è la forza che, tramite i sensi, afferra alla radice il nostro essere. Ogni uomo è un intreccio di pulsazioni o ritmi fisiologici e psichici, un'orchestrazione di ritmi che produce ciò che si chiama benessere e piacere. È anche quello che sostiene la bioenergetica, disciplina nata dagli studi di Wilhelm Reich e sviluppata da Alexander Lowen: “Una personalità sana è una personalità vibrante. Un corpo sano è un corpo che pulsa e vibra.” (Lowen, 1984, pag. 39)

Quando parla della realtà, la scienza oggi usa parole come vibrazione, intensità, relazione, ritmo. La materia, dopo aver scoperto che non c'è niente che si tocca, si descrive in termini sonori. La risonanza che crea in noi il ritmo non si ferma al cuore, al suo battito, risuona fra le molecole, mette in vibrazione gli spazi fra le particelle d'energia che vorticano. Tutto il mondo materiale è una musica gradatamente consolidatasi, una somma di vibrazioni le cui frequenze si allungano materializzandosi. La musica congiunge perché porta a consuonare tutto ciò che è capace di vibrare. L'universo è un organismo di vibrazioni. Le parole sono: energia, simpatia, sincronicità, analogia, ritmo, ripetizione. Le antiche idee di energia e analogia sono riapparse e stanno impregnando la nuova scienza. Entrambe sono state abbandonate sul finire del Medioevo e secondo alcuni autori questo abbandono ha segnato una delle date più gravi per la filosofia europea, che le ha sostituite con il concetto di causalità. All'idea di flusso continuo di energia si sostituì quella di successione delle cause. Ora accade il contrario.

Che la materia discende dal suono lo vedeva Schneider: «Tutte le volte che la genesi del mondo è descritta con sufficiente precisione, un elemento acustico interviene nel momento decisivo dell'azione. Nell'istante in cui un dio manifesta la volontà di dare vita a se stesso o a un altro dio, di far apparire il cielo e la terra oppure l'uomo, egli emette un suono». Il suono è la sostanza primordiale, l'unico mezzo di unione fra cielo e terra, la sua offerta è il sacrificio più grande, gli dei se ne nutrono, crescono grazie al canto degli uomini.

È alle leggi del suono che obbedisce la materia, noi compresi. Cose ovvie, per un umano del 13.000 a.C., lo sapeva chi non aveva ancora incontrato gli occidentali il secolo scorso, cominciano a ricordarlo in molti oggi ed è più una reminescenza, qualcosa di antico che ha a che fare con le fondamenta. Il suono è più reale, o esistenziale, di altri oggetti dei sensi, nonostante sia anche il più evanescente. È legato al tempo della realtà presente, emana da una fonte che è attiva in questo momento, qui e ora. La relazione con il suono e quindi con la parola, è quella col presente, passato e futuro sono spinti dove li colloca lo Zen: nel nulla. Il tempo del suono è l'adesso, una forza in azione ora, in movimento.


Immagine: Il sogno di Berenice, Juan Miguel Almendro



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